Stanco di misurazioni e livelle, SCUFIALORDA che ha studiato da ingegnere sente nella terra un richiamo antico e decide di assecondarlo. Tra sfogliature, potature e vendemmie la scufia che porta in capo, un tempo lucente, diventa colore dei campi di Sicilia. Ma ora che è insieme mastro e contadino, nelle giornate di ottobre è finalmente un piacere faticare in compagnia tra i grappoli d’oro di Grillo e Zibibbo.
PASTURU il vignaiolo alla zuava porta i calzoni e dal suo capo pendono fiori e mille nastri di tutti i colori: da Giardiniere è mascherato e siccome è innamorato, con la scalella raggiunge su in alto la finestra della ragazza più bella. Le offre in dono i grappoli neri dei vitigni antichi di Salemi e con il raro Corinto di questo colore produce un vino che della Sicilia racchiude il sapore.
PANARARO di nome e di fatto, ricorda l’arte della vite e quella dell’intreccio. Se la luna lo permette, con foglie e giunchi impaglia panieri e veste fiaschiette e mentre cammina sul terreno che ora lavora ad ogni passo racconta una storia. Tra gli ulivi centenari e le pietre un tempo chiese, col più famoso Nero d’Avola ripropone il Perricone, vecchio vino contadino.